Un OttimoConsiglio per Migliorare con la Chitarra: Impara dai "Peggiori"
Uno dei momenti più importanti durante l’apprendimento di una qualsiasi disciplina è la fase dell’osservazione, infatti sappiamo bene che osservare attentamente chi è più esperto di noi ci permette di correggere i nostri errori e ci mette nella condizione di apprendere più velocemente.
Tuttavia quando si parla di osservazione, apprendimento e miglioramento c’è una cosa che non si considera mai ed è un vero peccato perché è un aspetto altrettanto utile e prezioso: si possono imparare moltissime cose anche dai “peggiori”.
Sì, hai capito bene. Anche coloro che apparentemente non brillano per la loro abilità possono insegnarci qualcosa di fondamentale.
In questo articolo, non ti parlerò solo di cercare modelli di eccellenza da emulare, ma di guardare anche al lato oscuro, ai momenti di difficoltà e ai chitarristi che affrontano sfide simili alle tue.
Sei pronto a esplorare questo concetto controintuitivo e a scoprire come applicarlo alla tua pratica chitarristica?
Continua a leggere e preparati a essere sorpreso da quanto potrai imparare dai “peggiori”.
Potresti trovare che questa prospettiva inaspettata rivoluzionerà completamente il tuo approccio alla chitarra, ma comunque sia ti darà una nuova angolazione dalla quale potrai osservare il mondo e questo ti permetterà di lavorare su te stesso e sul tuo chitarrismo in modo più completo e consapevole.
Chi sono i Peggiori?
Capisco perfettamente che l’uso del termine “peggiori” potrebbe risultare dispregiativo o addirittura offensivo per alcuni, e desidero chiarire che il mio intento non è in alcun modo quello di screditare o sminuire altri chitarristi, indipendentemente dal loro livello di esperienza.
Il concetto di classificare un chitarrista come “peggiore” è infatti strettamente legato alla nostra percezione personale e soggettiva.
Quando osserviamo qualcun altro suonare la chitarra, potremmo notare segnali di inesperienza o percepire un livello di preparazione o precisione esecutiva inferiore al nostro.
Tuttavia, è importante comprendere da cosa derivi questa percezione e quali segnali stiamo considerando.
È cruciale andare oltre questa prima impressione e cercare di approfondire il concetto, poiché è proprio da questo ragionamento che possiamo trarre insegnamenti utili per il nostro percorso personale.
Per illustrare meglio quello che intendo, voglio darti un esempio pratico: immagino di trovarmi in un contesto di musica live, dove il chitarrista “GGG” sta esibendosi con la sua band.
Osservando l’esibizione, potrei non rimanere particolarmente colpito dal modo in cui “GGG” suona la chitarra. Potrei addirittura notare alcuni aspetti che ritengo migliorabili e che potrei suggerire a “GGG” per migliorare il suo stile chitarristico.
A questo punto, potrei decidere di affrontare la situazione in tre modi diversi:
- Potrei alzarmi e lasciare il concerto, nutrendo il mio ego con una sensazione di superiorità trionfante.
- Potrei distrarmi dal concerto e dedicarmi alla spillatrice della birra, cercando di dimenticare l’esperienza.
- Oppure, potrei scegliere di rimanere concentrato sull’esibizione, cercando di capire cosa renda “GGG” così inefficace ai miei occhi. Potrei quindi prendere spunto da questa esperienza per migliorare il mio approccio musicale, evitando di ripetere gli stessi errori che ho individuato in “GGG”.
Quest’ultimo approccio, quello dell’ascolto attento e dell’apprendimento dalle esperienze altrui, è quello che potrebbe portare a una vera crescita e miglioramento nel mio percorso chitarristico.
È questo spirito di apprendimento e apertura mentale che mi spinge a esplorare il concetto di imparare dai “peggiori”, senza alcun intento di giudizio o denigrazione
ChitarraMente
Cosa ci insegnano i "Peggiori"?
Per continuare con l’argomento, mi fa piacere riportare un piccolo aneddoto preso dalla mia esperienza personale, che si è rivelato molto significativo per tutto ciò che è successo dopo nel mio percorso chitarristico.
Diversi anni fa ho avuto la fortuna di essere chiamato nella band di Robi Zonca, un grandissimo artista blues che seguivo da anni e che tuttora stimo moltissimo.
E’ un musicista di grande esperienza e presente da decenni sulla scena musicale italiana e internazionale.
Iniziare a suonare con lui ha comportato una svolta radicale nella mia maturazione musicale.
Da lui ho imparato moltissime cose su una moltitudine di argomenti diversi e in tutti questi anni si è rivelato di fatto il migliore tra gli insegnanti che ho avuto, anche se lui non si è mai posto come tale…insomma, una specie di mentore.
Ricordo che una volta mi disse questa frase: ” Devi sempre osservare con attenzione chi è meglio di te, perchè da loro impari fare, ma allo stesso modo devi osservare anche chi è peggio, perchè da loro impari cosa NON fare!”
Era una frase volante ed informale detta quasi per scherzo, ma mi colpì molto e col passare degli anni prese sempre più significato.
Oggi credo che questo sia diventato un concetto per me fondamentale ed è proprio per questo che sto scrivendo questo articolo.
Osservare coloro che possono essere considerati “peggiori” di noi non è solo un esercizio di umiltà, ma un’opportunità per affinare la nostra comprensione dell’arte musicale e per sviluppare il nostro gusto personale.
Guardare ai “peggiori” ci offre uno sguardo nel futuro, ci permette di anticipare l’effetto delle nostre azioni e di comprendere meglio l’impatto emotivo che la nostra musica può avere sul pubblico.
Ci aiuta anche a definire la nostra direzione artistica e a perfezionare il nostro concetto di bellezza e di qualità musicale. Infine, ci fornisce preziosi spunti sull’arte della sottrazione, insegnandoci che talvolta è ciò che non facciamo che rende davvero memorabile la nostra musica.
In altre parole imparare dai peggiori è un ottimo consiglio per migliorare con la chitarra e in un sacco di altre cose!
Quando i peggiori diventano Migliori
Per completezza è importante segnalare anche il fatto che esistono tutta una serie di dinamiche che ci portano a commettere degli errori di valutazione molto comuni, ma non per questo meno dannosi per la nostra crescita.
Quando osserviamo qualcuno suonare, potrebbe capitare di sentire uno stile non conforme alle nostre aspettative e questo potrebbe indurci a trarre delle conclusioni affrettate e sbagliate.
Se io ad esempio fossi un chitarrista con una cura maniacale per la pulizia delle mie esecuzioni e della padronanza tecnica, potrei sentirmi inorridito di fronte ad un altro chitarrista con una tecnica basica ed un suono “sporco”, ma definirlo peggiore sarebbe un giudizio impreciso, superficiale e molto probabilmente sbagliato.
Non bisogna trascurare il fatto stilistico che appartiene ad ognuno di noi.
Se io dedicassi 100 ore per perfezionare la mia tecnica e GGG (sempre lui!) dedicasse lo stesso tempo per curare altri aspetti a lui congeniali il risultato sarebbe equivalente, nel senso che io avrei guadagnato un’ottima tecnica, ma allo stesso tempo mi ritroverei ad avere delle grandi mancanze proprio nei punti in cui GGG dà il meglio di sè, e viceversa.
E’ tuttavia molto propabile GGG se ne sbatta di queste discrepanze perchè ha un altro asso nella manica: il modo in cui utilizza la creatività e la musicalità per sopperire alle mancanze tecniche.
Non sempre, ma molte volte capita che le parti di chitarra più creative, fantasiose e inaspettate provengano da chitarristi non particolarmente tecnici.
Lo studio della tecnica fine a se stessa infatti implica un approccio molto rigoroso in termini di autocontrollo e disciplina, ma allo stesso tempo lascia pochissimo spazio allo sviluppo di tutte le altre doti collegate alla musica.
Curare la tecnica ci permette di avere più controllo sul nostro strumento ed è una parte molto importante , ma allo stesso tempo è fondamentale contestualizzarla nostro suono, guardare oltre e apprezzare la diversità degli stili musicali.
Ognuno di noi ha i suoi punti di forza e di debolezza, e imparare dagli altri – anche dai “peggiori” – ci aiuta a crescere come chitarristi e come musicisti in generale.
Nota: se ancora non l’hai fatto ti invito a leggere un articolo nel quale approfondisco questo argomento dal punto di vista pratico: Come Imparare a Suonare la Chitarra – Ecco cosa serve davvero
Peggiori o Alternativi?
Se sei arrivato fin qui hai senz’altro capito che vale la pena di osservare le cose da diverse angolazioni e di andare oltre alle apparenze e questo è buono, perché più si va avanti e più la nostra osservazione diventa attenta ed accurata.
Se guardi bene ti accorgerai anche di essere più disponibile a lasciarti influenzare da ciò che vedi e di avere un approccio più possibilista ed inclusivo.
Ora il tuo stile è pronto a cogliere ciò di cui ha bisogno per diventare più ricco e variegato, ma allo stesso tempo più personale.
Questo è proprio quello che accade a molti musicisti che, ad un prima occhiata superficiale, potrebbero apparire peggiori. Anche in questo caso catalogarli in questo modo si rivelerebbe un errore madornale e ora ti spiego il perché.
Ogni genere musicale nasce in un determinato contesto che può essere storico, geografico, sociale o politico e proprio per questo motivo richiede di essere suonato con un determinato approccio stilistico ed un linguaggio appropriato che rispettino i canoni che il genere impone.
Esistono dei musicisti e delle band che sono degli attentissimi osservatori e ascoltatori, conoscono molti generi e linguaggi, li assimilano e si lasciano contaminare trattenendo soltanto ciò che credono sia utile per influenzare ed arricchire il loro suono personale. Scelgono sapientemente di evitare i classici cliché legati al genere sostituendoli con idee più originali ed alternative, facciamo un esempio.
Il blues è un genere che ha dei tratti distintivi molto marcati, come un linguaggio iconico composto da uno speciale utilizzo delle scale pentatoniche, un suono inconfondibile, il ritmo e molto altro…insomma: un chitarrista blues lo puoi riconoscere a km di distanza, proprio perché conosce le regole del genere e padroneggia bene questo stile.
Ora rifletti su questo: se GGG (e ci risiamo) conoscesse bene il chitarrismo blues, ma decidesse di suonarlo con delle limitazioni, ad esempio evitando di includere le classiche frasi che ci si aspetterebbe da un chitarrista blues e sostituendole con qualcosa di più originale, ma allo stesso tempo conservando altri elementi stilistici legati al genere, quale sarebbe il risultato finale? Una strana cosa dal sapore blueseggiante che da un lato spiazzerà i puristi, ma dall’altro offrirà agli ascoltatori più attenti qualcosa di più stimolante e creativo, non trovi?
Come si comporta il pubblico di fronte a questi personaggi? Vediamo qualche modello tipico:
- Il Talebano: “Ma questo non è blues! Se non sai come si suona il blues stai a casa tua!”
- Il Tecnico: “Deve lavorare di più sulla precisione dei bending e sulla pulizia del legato”
- Il Dottore: “Carino… Peccato che abbia usato solo pentatoniche, io avrei alterato l’accordo e ci avrei suonato un superlocria… almeno questo dai!”
- L’Alternativo: “Finalmente uno che suona in modo un po’ diverso dal solito! Non se ne può più di sti chitarristi che suonano il blues”
- Il Ricercato: “Bellissimo quel momento di confusione totale nel quale il tipo suonava note sbagliate e non si capiva più un c…o!”
- Il Globale: “Me ne frego di quello che ha fatto con la chitarra: il suono era davvero fico e mi è arrivato, questo è ciò che conta”
- Lo Zen: “Non son qui per giudicare e non ho alcun preconcetto. Voglio solo godere della musica”
- L’Avventore: “Quanto ha fatto l’Atalanta?? (a voce altissima)”
Ora rifletti per cercare di capire se potresti corrispondere a uno (o più) di questi modelli.
Facciamo qualche nome
Esistono poi dei chitarristi e delle band che nonostante il successo planetario e una fama indiscussa non riescono proprio a levarsi di dosso l’etichetta di peggiori.
Ce ne sono molti e ora riporterò qualche esempio illustre con dei link grazie ai quali potrai acquistare dei dischi colossali che ogni appassionato di musica dovrebbe conoscere e avere in casa, perchè sono particolarmente rappresentativi del genere e dello stile chitarristico di cui si sta parlando.
Spero di fare cosa gradita
Talking Heads
Talking Heads: Sono stati un gruppo Rock nato a New York nel 1974, in un periodo nel quale il rock era molto diffuso. In contrasto con tutto ciò che offriva la scena musicale dell’epoca, i Talking Heads si imposero di evitare tutto ciò che riconducesse alla black music con tutti i suoi linguaggi e canoni stilistici.
Quindi, anziché concentrarsi su cosa volessero suonare, si concentrarono su cosa NON suonare! Il risultato fu la conseguenza di questa scelta: un genere nuovo, alternativo, estremamente creativo e diverso.
Il leader di questa grandissma band, David Byrne, ha scritto un libro dove parla approfonditamente di questo concetto e di altri interessantissimi aspetti che riguardano la sua visione personale e la musica in generale.
Lo trovi a questo Link: Come Funziona la Musica – David Byrne –
Tra i lavori più rappresentativi del genere dei Talking Heads ci sono 2 dischi che nessuno dovrebbe farsi mancare: “Speaking in Tongues” & “Remain in Light”
Robby Krieger
Robby Krieger: E’ il chitarrista di una delle mie band preferite: The Doors. Questo personaggio ha uno stile inconfondibile e con il suo talento ha contribuito enormemente al successo stellare della rock band statunitense.
Già, ancora una volta si parla di musica rock, ma in questo caso troviamo un chitarrismo di matrice blues con evidenti contaminazioni totalmente contrastanti, come il famenco o la musica classica. Robby Krieger riesce con grande fluidità e disinvoltura a creare delle sonorità uniche, suggestive e psichedeliche.
Particolarmente personalizzati sono anche l’utilizzo dello slide, della mano destra e le insolite posizioni dalle quali ricava le note per i suoi interventi solistici .
Dei Doors ti vorrei consigliare di ascoltare l’intera discografia, ma se mi concentro sul chitarrismo di Robby Krieger mi vengono in mente almeno due album da portarsi anche sotto la doccia:
Waiting For The Sun – un capolavoro di musica, psichedelia e creatività;
L.A Woman – un disco ruvido, dove emerge il loro lato più blues. Lo amo moltissimo!
Nirvana
Nirvana: Beh…non credo che abbiano bisogno di troppe presentazioni. Nascono alla fine degli anni 80 e, se consideriamo i vari gruppi rock che fino ad allora si erano susseguiti, direi che i Nirvana hanno a disposizione un intero arsenale di buona musica da cui attingere.
E’ infatti evidente l’influenza del Classic Rock, del Punk e sì, anche del Blues, ma allo stesso tempo i Nirvana non parlano nessuna di questa di queste lingue. Da tutti questi stili trattengono soltanto ciò che è necessario al loro scopo, abbandonano tutto ciò che ritengono essere superfluo e lo sostituiscono con qualcosa di estremamente personale e unico.
Se pensiamo al mondo della chitarra non è raro sentir citare Kurt Cobain come esempio di incapacità, ma spesso non ci si rende conto che questa è una considerazione molto superficiale e ciò accade perchè non si è capito nulla del genere e del linguaggio che viene proposto.
Il frontman e chitarrista di questa band ha inventato un genere creando un suond alternativo che segnerà per sempre la storia della musica rock e influenzerà enormemente le generazioni future.
Tra i lavori che hanno fatto nella loro breve carriera mi è davvero impossibile pensare di rinunciare a questi due:
Nevermind: E’ l’album di maggior successo di questa band e contiene alcuni tra i brani più famosi, un disco che definirei “cult”- un pilastro della musica rock –
MTV Unplugged in New York: Con questo capolavoro si sono guadagnati il paradiso – un disco live ricco di pathos, suono(!!) e sensibilità; un disco eterno ed immancabile
John Frusciante
John Frusciante: è il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, ma questo credo tu lo sappia già! Tra i guitar heroes è uno dei più sfottuti e sostosanzialmente il motivo è sempre lo stesso: le aspettative sbagliate.
Sicuramente chi critica il suo chitarrismo non si è mai accorto che John Frusciante è un musicista pazzesco, capace di ragionare ben oltre le 6 corde: nelle canzoni trova sempre delle soluzioni azzeccate e possiede un’ efficacia sbalorditiva e disarmante in termini di suono, musicalità e creatività. Nella musica dei RHCP il suo contributo è indiscutibile e preziosissimo.
Conosce bene il linguaggio del Rock di Jimi Hendrix o quello del Funk alla James Brown, ma trova sempre il modo di “schivare” i soliti clichè e di imporre il suo stile personalissimo fatto di contaminazioni, sperimentazione e psichedelia.
Oltre ad essere il chitarrista dei RHCP ha anche una discografia solista che comprende dei lavori molto interessanti:
Californication – Red Hot Chili Peppers – : questo è un disco iconico e famosissimo, particolarmente indicato per cogliere la vera essenza del chitarrismo di John Frusciante con i RHCP
Pbx Funicular intaglio Zone – John Frusciante – disco estremo e spiazzante, ma allo stesso tempo permette di capire la visione della musica a 360° di John Frusciante e il suo grande coraggio nella sperimentazione più selvaggia. Lo trovo un disco pazzesco!
J.J. Cale
J.J. Cale: Uno dei miei artisti preferiti! E’ stato un cantante, un chitarrista rock, blues, country, folk, jazz e allo stesso tempo non è stato nulla di tutto questo.
Ha uno stile fortemente contaminato da tutti questi linguaggi ma non ne prevale nessuno: nessun clichè, nessuna posizione usuale, nulla di convenzionale o di già sentito.
Con la sua musica e il suo modo di cantare ha influenzato pesantemente grandi celebrità come Mark Knopfler, Liynyrd Skynyrd, John Mayer, Tom Petty, Eric Clapton ecc..al punto che, dopo la sua morte, questi ed altri artisti hanno voluto creare un album tributo nel quale suonano le sue canzoni provando a ricreare fedelmente la magia di J.J. Cale – The Breeze: an Appreciation of JJ Cale
E’ stato un personaggio schivo e riservato e ha fatto sempre in modo di evitare le grandi folle, ma allo stesso tempo ha scritto dei pezzi iconici capaci di stravolgere il mondo della musica, come ad esempio “Cocaine” – pensavi fosse di Eric Clapton, vero? – o “Same Old Blues”, o “Call Me The Breeze”…
Per farti un’idea del Tulsa Sound – così hanno chiamato il suo stile – ti propongo questo disco greatest hits, che di sicuro non può mancare nella tua collezione personale!
The Very Best of J.J. Cale – Una raccolta imperdibile che oltre ad essere un simbolo dell’elegante essenzialità compositiva, vocale e chitarristica di J.J. Cale contiene anche tutto un bagaglio di quelle influenze che hanno contribuito in modo così profondo al successo di alcuni dei nostri eroi
Nota: Se desideri approfondire l’argomento dedicato ai Guitar Heroes e agli stili chitarristici clicca qui – Chi è il Miglior chitarrista? –
Peggiori per davvero
Infine non possiamo dimenticarci di quelli che si trovano qualche gradino sotto rispetto a dove ci troviamo noi, ma attenzione perché nemmeno in questo caso la parola “peggiori” viene utilizzata in modo dispregiativo.
A seconda del livello di esperienza che abbiamo raggiunto potrà senz’altro capitare di confrontarsi con chi ancora deve trovare la sua direzione, oppure ha appena iniziato a muovere i suoi primi passi, o semplicemente ha percorso meno strada rispetto a noi, ma udite udite: anche loro possono insegnarci qualcosa di utilissimo!
Non hai idea di quante volte mi sia capitato di imparare lezioni molto preziose dai miei allievi. Mentre insegnavo a loro imparavo nuove cose su me stesso, spiegare dei concetti mi aiutava ad approfondire determinati argomenti e a guardarli da diverse prospettive, correggendo i loro errori trovavo delle strategie utili per risolvere anche alcune delle mie difficoltà, osservare la loro crescita – personale e musicale – mi dava degli spunti importanti per crescere a mia volta, migliorare la mia comunicazione e rendere il mio approccio più funzionale, sia in termini musicali che umani.
L’osservazione e il confronto con gli altri è un aspetto importantissimo ed è alla portata di tutti, basta conservare quell’atteggiamento di umiltà e meraviglia di cui ho parlato anche nella mia storia.
Se ci provi sono certo che anche tu potrai sperimentarne l’efficacia e comprenderne il grande valore a partire da subito.
Non devi mai dimenticare che ognuno di noi possiede un Suono Personale e unico e che è possibile identificarlo e riconoscerlo già dai primissimi passi e lo stesso discorso vale anche per il rapporto con il tempo e il ritmo.
Ad esempio ti potrebbe capitare di ascoltare dei chitarristi alle prime armi che suonano una determinata cosa in un modo estremamente efficace e coinvolgente, o di apprezzare particolarmente il suono che ottengono quando eseguono certe cose, oppure di notare una particolare predisposizione verso certe sfumature. Quindi non ci sarebbe nulla di strano nello scoprire di essere desideroso di imparare da loro – dai peggiori- quella cosa che ti ha incuriosito e che hai apprezzato, nonostante la tua maggiore esperienza!
Fico, non trovi?
Conclusioni
Ho voluto creare questo articolo perchè sono convinto che un percorso musicale – chitarristico nel nostro caso – sia un enorme insieme di piccoli traguardi che giorno dopo giorno vengono raggiunti.
Per poter raggiungere queste mete è necessario accumulare una moltitudine di esperienze che siano in grado di trasformarci nel profondo per stimolare la nostra sensibiltà e favorire una nostra maturazione, sia in termini musicali che di crescita personale.
La vera sfida è rappresentata dal fatto che non esiste un’unica via da percorrere e solo noi possediamo la nostra bussola, perciò è fondamentale rendersi conto del fatto che la musica ci circonda, gli stimoli sono ovunque e infinite sono le possibilità di maturare esperienza per mezzo di essi.
Il nostro compito è quello di sviluppare l’abitudine di cogliere queste opportunità imparando a sganciarci dai nostri preconcetti e ad ascoltare profondamente: dobbiamo fidarci delle nostre sensazioni se vogliamo plasmare il nostro suono.
Inoltre, come abbiamo visto, uno dei momenti più importanti lungo il nostro cammino è l’osservazione, poichè ognuno ha qualcosa da insegnarci e in questo senso non esiste un livello: la nostra mente deve rimanere permeabile ed elastica come quella di un eterno pricipiante – leggi il mio articolo “La Mentalità del Principiante”
Il segreto sta proprio nel modo in cui sapremo raffinare le nostre qualità di ascoltatori e osservatori e ti ricordo che quelle che ho riportato in questo testo sono soltanto alcune delle cose che si possono imparare da coloro che vengono considerati “peggiori” e, se proseguirai in questa direzione, ti assicuro che te ne accorgerai anche tu.
Spero che questo articolo ti sia piaciuto e che possa avere attivato la tua curiosità e la voglia di osservare il nostro mondo con occhi diversi.
Ti invito a condividere le tue riflessioni commentando nello spazio più in basso.
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Se è così e molto facile ahahah, io sono il peggiore di tuttiquindi accomodatevi pure e imparate
Ciro…è tutto da dimostrare! Potresti stupirti nello scoprire di non essere il peggiore. Anche chi parte dallo zero assoluto ha delle qualità apprezzabili.
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Condivido il link: https://nikcarraro.net/inizia-da-qui/
Lo dicevo io!
Mettiti in fila bello e aspetta a cantar vittoria!!!
Ciao nik, trovo che questo articolo sia molto coraggioso e decisamente controcorrente con ciò che si vede in giro. Mi piace questa filosofia, bravo!
Ho appena scaricato l’e-book e con calma leggerò anche gi altri articoli
Ciao Nicola (bel nome!), apprezzo molto il tuo commento. Lo scopo dei miei articoli e del mio lavoro in genere è proprio quello di aiutare le persone fornendo materiale e spunti di riflessione riguardo ad argomenti e concetti in questa giungla non si trovano! Contiunuerò.
Grazie!
P.s. vedrai che anche l’e_book che hai scaricato si rivelerà molto utile.
A presto